L’automobile
da Nostradamus moderna chiave di lettura pg. 44-45
Nelle Centurie vi è una sintesi dei fenomeni tecnologici; abbiamo riportato quelli più noti, ma Nostradamus descrive molte altre macchine, altri «mostri di ferro», che sono stati realizzati dalla scienza.
Non poteva essere tralasciata l'automobile:
Del Bolide la Guardia, il vento chiuso nel rotondo
sarà ponte In Alto (auto) il ricevente colpirà (aggancerà) il Delfino
Il vecchio calesse il bolide unito sorpasserà
Passante più oltre del Conducente il dritto limite.
(9-27)
Il Bolide guardato a vista, sotto continuo controllo, pilotato a mezzo dell'alto ricevente, il volante manovrato dall'autista.
Il Vento chiuso nei pneumatici rotondi (cerchioni) che fanno ponte, base alla gabbia del bolide.
Il Delfino con la sua forma aereodinamica ci ricorda certi prototipi automobilistici specialmente da corsa (Dauphine è anche il nome di un'automobile francese, dauerflug/dauerlauf in tedesco è corsa di durata e di fondo, di velocità).
L'allusione al Delfino richiama il moto ondoso alterno di questo mammifero, velocissimo in mare, e la sua danza ricorda i movimenti alterni dei pistoni d'acciaio. Nell'antichità alcune macchine da guerra, per bruciare le navi nemiche, portavano il nome di Delfini d'assalto.
Il nuovo bolide supererà il vecchio calesse; si dileguano i ricordi delle passeggiate romantiche, ma nasce un nuovo mito: quello della velocità e dei grandi Tour e competizioni internazionali.
Il Passante vedrà sfrecciare più oltre il Bolide sulle grandi piste diritte, sui rettilinei autostradali, «il dritto limite» che le nuove regole di circolazione imporranno alla stessa velocità, quindi un giusto limite al corsa dei veicoli.
Da wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27automobile
Nel 1886 Carl Benz realizzò il primo veicolo con motore a scoppio.
Il tedesco Gottlieb Daimler costruì nel 1887 un modello indipendente da quelli di Benz e fondò la „Daimler-Motoren-Gesellschaft“. La sua vettura raggiungeva una velocità di 16 km/h. Successivamente, nel 1889, il motore a quattro tempi di Daimler veniva installato su una vettura a quattro posti da René Panhard ed Émile Levassor.
Nel 1892 Rudolf Diesel brevettò un nuovo modello (che migliorava il grado di efficienza del ciclo Otto), il che preludeva alla costruzione del primo motore Diesel.
Nel 1894 Enrico Bernardi realizzava il suo veicolo con motore a benzina e, per produrlo, nello stesso anno veniva fondata la Miari & Giusti, prima fabbrica italiana di automobili.
La concorrenza tra diversi sistemi era sempre maggiore e finiva per essere inscenata davanti al pubblico: fu così che nacquero le prime gare automobilistiche, tra le quali era senz'altro famosissima la Parigi-Rouen. Anche se sembravano profilarsi buone prospettive per il motore a benzina, questo sistema pareva tardare ad affermarsi sugli altri. Il primo record di velocità ufficialmente registrato, del 1898, è da attribuire proprio ad un'automobile elettrica: il francese Gaston de Chasseloup-Laubat raggiungeva i 63,14 chilomenti all'ora, mentre nel 1901 Camille Jenatz superava la bellezza dei cento km/h con La Jamais Contente, anche in questo caso un'auto elettrica. Con la sua spiccata linea appuntita, questa vettura cercava una sua soluzione aerodinamica, anche se prematura.
Come visto, il XIX secolo si apriva con una ricerca volta nelle direzioni più disparate. Da carburante fungevano anche sostanze come il petrolio e l'alcool. Infatti, l'automobile a benzina finì per diventare il modello più affermato solo a partire dal periodo intorno alla prima guerra mondiale.
Il 1913 segnò una data importante per l'economia dei paesi europei. Henry Ford introduceva nella sua azienda la catena di montaggio e il nastro trasportatore, di pari passo con la vittoria del motore a benzina. Non si trattava di sviluppi di natura puramente tecnologica: infatti, di pari passo, la teoria economica del taylorismo introduceva nuovi canoni di produttività, ridefinendo in parte il ruolo lavoratore e aprendo questioni di natura umana e sociale. Da una parte, la nuova classe operaia si ribellava a queste dinamiche coniando il termine dispregiativo di fordismo. Dall'altra si faceva il primo passo verso la produzione in massa di autovetture che potessero essere alla portata dei ceti meno abbienti.
Fu un'occasione presa al volo dalle dittature fasciste, che vedevano lo sviluppo di beni di consumo come fattore di piena occupazione e stabilità della base. Si diede così inizio una prima diffuzione di autovetture in Italia o in Germania. Il 1936 fu infatti l'anno di nascita di modelli celeberrrimi come la Fiat Topolino e la Volkswagen Maggiolino. Enorme era lo sforzo intrapreso da Hitler per dotare negli anni trenta il terzo Reich di una vera e propria rete autostradale: secono il Führer l'auto era infatti un modo di far conoscere il territorio del Reich alla popolazione tedesca, più che un mezzo di trasporto urbano. L'auto doveva venire a costare meno di diecimila marchi.
Dopo la guerra, lo sviluppo industriale consentì innovazioni sempre diverse e più raffinate: gli pneumatici fecero la loro comparsa sul mercato nel 1948; tre anni più tardi, era la volta del motore ad iniezione. Il secondo dopoguerra fu per molti paesi europei come l'Italia un momento assai importante. Il parziale smantellamento dell'industria di guerra, non più sovraccarica di commissioni ed il boom economico favorirono la diffusione massiccia di questo mezzo di locomozione.