Oggi alziamo dunque il velo sull'illustre ingegnere, scienziato, matematico, astronomo e astrologo ferrarese del Rinascimento, del tempo dei duchi d'Este e dell'Ariosto, noto, secondo alcuni dizionari, più che altro per avere composto trattati di grande pregio iconografico, e in particolare il trattato calligrafico o dei caratteri, ossia delle lettere dell'alfabeto da disegnarsi per l'allora neonata stampa a piombo e a caratteri mobili; mentre gli storici lasciano in disparte l'altra sua fatica, tanto voluminosa quanto singolarissima, d'un libro che, sotto l'ombra di una allegrissima vena poetica, è l'opera che più contiene, nelle sue innumerevoli pagine, qualcosa di straordinario, inedito, insospettato e incredibilmente scientifico.
Si tratta di un'opera riccamente illustrata, secondo la maniera dell'epoca, con una sequenza iniziale o «galleria» di raffigurazioni di eminenti sapienti dell'antichità; e con immagini sempre troneggianti in ogni pagina, quali presenze imperanti di altri famosi protagonisti, spesso ancora neppure nati: quelli che saranno riconosciuti poi lungo la nostra secolare storia umana.
Sigismondo Fanti è l'uomo che ha avuto l'idea di mettere nero su bianco, in stringate quartine, la descrizione delle gesta di tanti uomini: le imprese che essi avrebbero compiuto, nel bene e nel male, sul teatro della storia.
Solo immaginazione sfrenata, avrà pensato qualcuno: lavoro di soggettiva fantasia nell'annunciare grandi eventi e cambiamenti della storia futura.
Leggendo, invece, si scopre che c'è ben altro.
Perché è stato composto questo excursus?
Il libro è assai bene corredato dal ricco apparato d'immagini che, come un caleidoscopio, snocciola in successione i quadri di tantissime vignette, quasi un fumetto che reca immagini concise, icastiche e sorprendentemente enciclopediche, in cui si narrano — o meglio si anticipano — gli scenari della sorte umana, da quella della gente più comune sino a quella di potenti, tiranni, papi, imperatori, re, principi, cardinali, monaci, ladri, calciatori, navigatori, attori, clown, alchimisti, geometri, muratori, costruttori, scienziati, architetti, pittori, medici, fabbri, aviatori.
Una giostra, o ruota del destino, costellata da tante apparizioni di comete ed eclissi, tracciate scrupolosamente nei quadri stellari (planetari) astrali, che qui abbondano per ogni circostanza, e che ancora oggi bene si nominerebbero astrologici.
Ma è così grande la linea dell'orizzonte che il Fanti spalanca, e che ci racconta da lungimirante poeta, da preconizzare persino date precise e determinate situazioni storiche.
Tutte cose che sono per noi oggi ancora inspiegabili secondo la metodologia della logica, che richiederebbe di essere testimoni oculari per verificare i molti fatti qui da secoli profetizzati: sicché non sarà facile accettare l'idea che tali fatti fossero già persino fissati in una data stabilita!
È un'esperienza unica nel suo genere, che diventa la realizzazione di una celebre profezia del Nostro, perché entro pochi anni molti potranno divenire testimoni di queste quartine e potranno così penetrare in tale enciclopedia del sapere antico, scoprendo quanto essa sia attuale e quanto lontano ci porterà.
L’IMPORTANZA DELLE LINGUE, DELL'ASTRONOMIA E DELLA SCIENZA
Soprattutto insisteremo su quanto sia essenziale la conoscenza delle lingue (dall'ebraico, all'arabo, al greco) che bene il Fanti tratta e compone nella serie dei Caratteri Calligrafici che saranno poi utilizzati, per la stampa in caratteri mobili, nel suo trattato Theorica et pratica (1514), ricordato da diversi studiosi stranieri (tedeschi e inglesi), anche nella patria di Gutenberg.
Sì, tutto dipende dalla conoscenza delle lingue, conoscenza di cui il Fanti bene dimostra di disporre, avendo egli stesso curato un dizionario (di natura calligrafica o tipografica) subitamente da altri imitato, o meglio, subito plagiato.
E per meglio comprendere quanto in quel tempo fossero importanti le diverse lingue, ci sembra utile sottolineare, tra l'altro, come il dizionario di latino di Ambrogio Calepino, apparso per la prima volta nel 1502 e ristampato più volte dopo la morte dell'autore, nell'edizione del 1590 fosse arrivato, grazie alle successive aggiunte degli equivalenti in altre lingue, a comprendere ben undici lingue (!): Ambrosii Calepini dictionarium undecim linguarum: respondent autem latinis vocabulis hebraica, graeca, gallica, italica, germanica, belgica, hispanica, polonica, ungarica, anglica.
Ogni lingua moderna o antica costituisce il mezzo sorprendente, più naturale e scientifico, per impossessarsi dei segreti sparsi volutamente nelle molte quartine scritte con vocaboli rari e con reminiscenze di lingue perdute, le cui testimonianze ci sono giunte solo e unicamente attraverso i testi dei sommi poeti e profeti.
Testi il cui contributo alla comunicazione e alla memoria dei miti è la chiave di volta di ogni conoscenza filosofica ed etica: altrimenti non ci sarebbe storia e ricordo del passato.
Purtroppo non è ancora tradotto tutto il patrimonio dell'India, in sanscrito; per cui ci mancano molti tasselli di quella cultura antichissima, che potrebbe gettare una luce diversa sui primordi della storia dell'umanità.
Al ricercatore non basta una sola fonte; egli cerca sempre altre prove e testimonianze delle diverse e più antiche facce della verità.
È deplorevole che a questa ricerca non si provveda oggi abbastanza, e che vi siano ancora inspiegabili ostracismi.
L'anima antica era permeata dalle stelle fin nel più intimo: ogni modo di dire e di intendere non è approfondibile se non si capiscono le concezioni di quel tempo. Sappiamo bene quanto sia importante la memoria di ogni lingua nell'interpretare i giochi di nomi e di cifre, di lettere e di segni: un'arte (la téchne) delicata e sofisticata. La tecnica sempre attiva in ogni disciplina, quella che sta alla fonte delle idee, della filosofia e dell'etica di ogni tempo, e che va esplorata a fondo per svelare — ieri come oggi — il fine e lo scopo dell'esistenza umana.
Scopriamo dunque quanta conoscenza della storia futura sia racchiusa in queste Sentenze o Sintesi drammatiche, racchiusa a grandi lettere, in «lettere dentro lettere» che qui abbiniamo come abbiamo imparato da Nostradamus, che per noi è stato maestro mediante le famose quartine enigmatiche, rivelatesi tanto gravide di presagi di tragedie umane, così come del destino di uomini di pace e di violenza e di tante straordinarie conquiste o meravigliose scoperte: le novità che si sono manifestate nel corso dei passati cinquecento anni.
E queste cose erano — in nuce — già pensate appunto cinquecento anni fa per opera del nostro Fanti.
Ma ciò che più distingue il nostro genio ferrarese è la sua passione per il calcolo e per l'astronomia, passione che ha lasciato un segno prepotente nelle sue opere principali e in molti altri documenti
Ed è lui stesso a testimoniare le sue numerose competenze, in una lettera indirizzata al duca Alfonso d'Este (1521), in cui si dichiara provetto Ingegnere Generale della Repubblica Veneta; e allo scopo di accattivarsi Andrea Gritti, che era allora Provveditore Generale dell'Esercito Veneto e che sarebbe poi divenuto Doge (1523-38) della Serenissima, accompagna una lettera a lui diretta con il suo personale curriculum, che oggi potremmo definire un curriculum «scientifico».
In esso troviamo le citazioni di alcuni dei tanti scritti e libri che il Fanti ha composto.
Una di queste è il trattato Theorica et pratica (1514), che abbiamo già citato.
Scopriamo così un elenco sorprendente di lavori talvolta enigmatici che, presumiamo — ma soprattutto speriamo — siano sopravvissuti e un bel giorno possano ritornare alla luce, per amore della storia e della scienza.
Eccone la lista:
Omnia Sigismundi opera in Arte scribendi.
Algorismus magnus.
De Iucunditate Artificiorum.
Propositiones magnae.
Algebra.
Super Errores Boetii.
Supplementun Geometriae. Geometria sensibilis.
Tabulae geometriae de modo metiendi omnia vasorum genera per totum orbem.
Tabulae Astronomiae.
Speculum Orbis (il telescopio?).
Scala Fortunae.
De punctis. De ludis diversis.
Super Tyberiam domini Bartholi legum doctoris. Speculum sortis (un visore?).
Supplementum Arithmeticae. De Caelorum pugna.
Super altitudines Planetarum (l'astronomia?).
Super semiphora Moysi.
Super semiphora Adam
Genesis.
Super laminas (Animai) Planetarum.
L'elenco contenuto in questa citazione documentale offre una gamma di elementi che possono ben fornire uno spunto per svelarci cognizioni di grande valore, ma purtroppo trascurate o incomprese, soprattutto a causa dell'atteggiamento pregiudiziale che, lungo questi cinque secoli, ha confinato il lavoro del Fanti nel campo delle suggestioni e visioni astrologiche, le quali rappresentano invece solo la superficie che si scorge a prima vista in questo testo profetico.
Testo che invece — come spiegheremo — se sottoposto alla rigorosa analisi di tutti i vocaboli e alla valutazione delle citazioni e descrizioni, quanto mai accurate, delle configurazioni siderali e di tanti altri aspetti planetari, dimostra come siano state allora bene considerate, e con che profondo sapere osservate, le posizioni di numerose stelle del cielo a noi noto, o firmamento: sono persino citati fenomeni fisici naturali sulle superfici delle stelle (pianeti), e anche su altri mondi (pianeti), come la luce dei lampi nelle loro atmosfere; sono notate le stelle binarie, e si parla addirittura di altri esseri viventi su pianeti o stelle lontane.
Questa è, per quei tempi, un'informazione astronomica che implica per noi un paradosso, perché all'epoca non era ancora cognizione comune il sistema copernicano, non esistevano osservatori astronomici... e Galileo Galilei sarebbe nato solo qualche decennio più tardi, nel 1564.
Di fatto già leggiamo nell'opera del Fanti la descrizione realistica, in chiave astrofisica, delle stelle binarie, e troviamo Cosa altro nei cieli sia l'Ufo (tale è l'esatto vocabolo) che si eleva nei cieli così da essere Gloria, la più alta e sublime, che biblicamente solo si associa o si accompagna a Dio o ai re, o a Veicoli celesti, o ai piloti o leader della storia futura, che il Nostro già declama — anticipatamente — con questo titolo appropriato TRIOMPHO DI FORTUNA così pubblicato in prima edizione a Venezia (Vinegia) nel gennaio del 1526 dall'editore Giacomo Giunta, mercante fiorentino, con tutti i debiti permessi e autorizzazioni, compresa la licenza concessa dall'allora papa Clemente VII.
Si tratta di un particolarissimo Libro della Sorte, da ascriversi a un genere letterario assai prolifico in quell'epoca, mascherato in forma di gioco di divinazione e riccamente corredato da complesse Ruote, da Sfere straordinarie e dalle Tavole con il corso degli astri, da esaminarsi, con l'aiuto dell'astrolabio e delle mappe della Terra e dei cieli, come tante caselle o quadranti longitudinali numerati, simili a quelli tracciati su un grande atlante, nel quale è racchiuso un mondo di dati storici, climatici, economici, geografici, navali e archeologici, con le relative regole o istruzioni per elaborarli secondo le probabilità matematiche (è infatti solo lo studio della matematica a consentire di acquisire una solida preparazione in tutte le altre discipline e conoscenze).
Eppure l'epoca degli enciclopedisti francesi era ancora lontana!
Nell'introduzione del testo (dedicato al papa di allora) bene è spiegato che tutto ha inizio dall'Adamo primigenio, generato dalla spirale a elica (il DNA anticipato dal Fanti nel Proemio del libro), raffigurato nudo, e da quanto altro si indica o insegna con le cifre di un gioco dei numeri o gioco di facce.