IL FRONTESPIZIO DEL TRIOMPHO

In Summa Prophetica non esiste un vero e proprio capitolo dedicato al significato del Frontespizio, ma Boscolo ne parla qua e là nei diversi capitoli, così ne ho fatto un riassunto dei diversi capitoli.

 

Come dice Boscolo, ancora oggi manca una chiave di lettura della stupenda allegoria del Frontespizio del Triompho di Fortuna, così invito i lettori dopo aver finito la lettura di questo riassunto, a continuare in “Zona Enigma” dove troverete alcune mie considerazioni sul Frontespizio, che troverete sicuramente interessanti.

 

SpazioTempo

Da Summa Prophetica pg.22-27

 

L'IMPORTANZA DELLE LINGUE, DELL'ASTRONOMIA E DELLA SCIENZA

 

Nell'introduzione del testo (dedicato al papa di allora) bene è spiegato che tutto ha inizio dall'Adamo primige­nio, generato dalla spirale a elica (il DNA anticipato dal Fanti nel Proemio del libro), raffigurato nudo, e da quanto altro si indica o insegna con le cifre di un gioco dei numeri o gioco di facce.

 

Tre facce (o sei) del dado sono segnate, perché l'uomo manifesta così con il suo indice (qui indice) le cifre che ri­mandano alla faccia e fiaccola (in latino fax, facies), per far luce sui quadranti o schermi: i sei aspetti fisici del cubo ri­volto in faccia alla torre delle ore, o delle lancette con i giri nel cerchio del quadrante dell'orologio del tempo. Tutto questo è doverosamente in rapporto alle orbite dei sette pianeti (dal Fanti utilizzati) nel loro moto tempo­rale, sempre entro le sorti delle dodici case dei dodici segni dello Zodiaco, che anche armonicamente si accordano con i segni orientali degli animali e dei viventi, secondo le mol­te stelle delle undici (!) costellazioni qui enumerate. Ma nulla può essere qui appreso se non si entra nel cuore, nel nocciolo, nella forma mentis del linguaggio rina­scimentale, che racchiudeva sostanzialmente e filosoficamente i concetti che di seguito esponiamo.

 

………Fatta questa doverosa e determinante premessa, si può capire la proposta di un universo (cosmo) e di un sapere umano in totale armonia con tale universo, e soprattutto con le sei facce del cubo virtuale da cui si proiettano tutti gli archetipi o stringhe cosmiche determinate dal Creatore. Questa causa e cosa è peraltro legata all'insegnamento che ci impone di ricordare la sophía (la sapienza di Pitagora), perché il numero ha il suo opposto, come il polo di ogni sfera o stella, e come ogni cosa. È questo il principio da cui promana ogni archetipo, casa di ogni segno zodiacale. Come di ogni cifra e termine esiste, secondo l'ordine delle cose, sempre il suo opposto diametrale (come idea e teoria, mondo e antimondo, terra e antiterra; secondo il nominalismo l'antitesi è invece fra materia e antimateria, determinato e indeterminato, Dio e Antidio), così si pro­cede dalla virtù al suo logico contrario, o rovescio della medaglia.

 

Eccoci allora pronti a esplorare per la prima volta lo zoo della meravigliosa e fantastica corte degli archetipi celesti e terrestri, che riguarda sia i viventi umani sia gli animali (zòntes, «viventi» in greco) che il Fanti anticipa nell'astrologia occidentale (per esempio liofante, l'elefante; la scimmia, il rinoceronte, il gallo, il serpente, la giraffa, la fenice, il drago e così via).

Questo molto prima che si diffondessero in Occidente le avvincenti teorie dell'astrologia orientale, con i suoi dodici segni animali, secondo cicli sessagesimali che stanno in relazione poi ai nostri dodeka asteres (i XII segni zodiacali e la loro dottrina) con le rispettive dimore-case, o anche alle XII Fortune, da considerare e da tenere (secondo le istruzioni che si enumereranno nel tempo) in sommo valore, per arrivare alla fondamentale lettura e significazione, da parte di chi, addentrandosi in tale studio, possa bene computare ogni rapporto esistente fra il destino e il pas­saggio del pianeta, tempo sotto cui e durante cui avvengo­no gli eventi umani.

 

Da Summa Prophetica pg.28-30

 

UN'AFFASCINANTE METAFORA

 

L'opera è come una virtuale pietra cubica usata dai costruttori del Tempio, o meglio dagli architetti, e quindi dai loro compagni, maestri e discepoli lungo i secoli. Sono le immagini, le molte e svariate iconografie, quelle che per prime silenziosamente inducono la mente a riflettere e a considerare tutto l'insieme secondo un codice di lettura appropriato, che man mano verrà a galla fino a rendersi perfettamente comprensibile nel momento giusto. Anzitutto, e preliminarmente, deve emergere alla comprensione l'antica lezione dell'iconografia e della cultura greca, che verrà sviscerata a fondo per spiegare bene che cosa significa la figura umana nuda. Sarà un percorso figura dopo figura, e quindi parola dopo parola, allusione dopo allusione, vaticinio dopo vaticinio.

 

………..Ecco perché bisogna assolutamente, mediante l'occhio della mente, osservare bene ogni quadro dal lato giusto: da quel lato e canto della faccia di Giano che è doppia da cui si principia e insegna, come qui si indicherà. Altrimenti, assolutamente nulla sarà capito. Tutte queste sentenze e giudizi hanno principio e fine, alfa e omega. Dall'inizio del libro alla sua fine e compi mento ogni figura posta ha un suo specifico valore, che va bene considerato da questo point (ponte e punto di vista) che aiuta a esaminare, computare e scorrere l'indice (qui indi indici - quindici & XV) delle quartine. Così potrete forse incappare in quello che cercate e che fa al caso vostro: il più fortunato potrà forse persino trovare la quartina con la sua propria data di nascita!

 

………Intanto qui sono condensate le letture che spaziano sovente doppie, come binarie matrici, preziose fonti di significazioni, le quali per lingua e lingam (psole, in greco glande o sesso maschile) fecondano la chiave che secondo il fonema disvela le informazioni a lungo occultate nello scorrere di tutti i tempi passati e successivi.

 

Da Summa Prophetica pg.34-43

 

L'AUTORITRATTO DEL FANTI QUALE INGEGNERE E MATEMATICO

 

………. Eccoci quindi agli scenari o quadranti (anche nel senso dell'inglese frames, che oggi indica soprattutto riquadri di informazioni nelle schermate dei computers) entro cui sono contenuti e telegraficamente narrati gli eventi, corredati da singolari vignette. Non è un cammino da percorrere tra acque incerte o tra acquitrini lagunari o stagni (vivier in francese) in cui chi è senza bussola si perde, salvo navigare con il provvidenziale filo di Arianna, fra questi lati o ale di mille e più quadranti, e quadri adri ovvero adriatici (e questo ci rimanda a Venezia).

 

Il logo quadriennale è anche evocazione dell'ennesimo quadrato, che ha in arabo fonetica di al kadr /al kidr: il verde, il profeta Elia (si veda la XVIII sura del Corano). E spicca certamente, nella memoria di chi è provetto nei detti, quello lapalissiano che recita: «Più quadrato di un quadrato non c'è che il quadrato». In tedesco il «quattro» (vier) è vocabolo affine al verbo «divenire» (werden), che richiama la fonetica di «verde»: verde è la linfa più lussureggiante nel fior fiore della giovinezza, e four («quattro» in inglese) richiama il «farsi» (in quattro!) per forgiare, plasmare, battere il ferro rovente («forno», «forgia»; forgeron è il «fabbro» in francese).

Nella mitologia nordica il nome Verdanti è quello di una delle tre Parche del destino umano (le altre due sono Urd e Skuld). Quindi dall'al kadr/al kidr (nella dizione araba) che evoca tanto il carré — o meglio il quadrante quale «parco» o «giardino», ossia l'Eden lussureggiante (verde) — si arriva a richiamare pure la verdad (in spagnolo): la verità di chi abbia la vista acuta, penetrante come un'aquila, secondo ragione e ferrea razionalità: la verità nuda e cruda di ogni termine viene a galla nel descrivere ogni scenario, senza peli sulla lingua.

 

……… Il grande interesse descrittivo teso a spiegare o illustrare gli spazi celesti ha riscontro naturale pure nella combinazione che si verifica con il segno del Gallo dell'astrologia cinese, che può corrispondere al Capricorno in quanto entrambi gli animali amano salire in alto, sui picchi delle vette o sui campanili, per emergere sopra tutti. Inoltre il Gallo appare indicato nella serie dei segni celesti astronomici esposti nel testo, così riconfermando quanto perfettamente collimi per mito e antonomasia nell'essere nuncio /nunzio o araldo del Sole, annunciatore dell'alba o elector (in greco alèktor significa «gallo»), electo...Eletto a mirare l'astro all'orizzonte del cielo!

La metafora dell'araldo o nuncio /nunzio si combina così pure al mito di Hermes, cioè Mercurio, il dio della comunicazione e del linguaggio (in X campo nel tema natale).

 

……… Qui si cerca di svelare o spingere a scoprire quanto ancora è da fare per riordinare tante cognizioni scritte sotto tante metafore o idiomi astrologici; ciò che è dunque da fare per comporre valori, indici e constatazioni che risultano esatti solo se vengono bene coordinati e solo se si è giunti a cogliere i più concreti dettagli nello scoprire l'intima /infra/infera cifra o quintessenza, il nocciolo delle cose nascoste, per valutarne l'autenticità. Ma occorre andare molto lontano per valicare il campo dell'Enneade divina, i cui confini richiedono di superare tutte le colonne/ torana o torama d'Ercole degli inutili spauracchi, limiti e dogmi di pregiudizi e preconcetti che a priori hanno sempre negato il mistero, per la paura dell'ignoto insondabile di cui molti non riescono a capacitarsi. Sigismondo Fanti ci anticipa nell'aspettativa umana che la profezia può essere considerata, per chi la riceve, il grande dono che sfida le stelle.

 

Da Summa Prophetica pg.60-65

 

VATICINIO E MESSA ALL'INDICE

 

…….. Del resto, nell'allegoria al principio del libro, il mondo è, di fatto, da sempre contrapposto all'angelo, al messaggero, all'annunciatore della luce e della conoscenza: finché, giro dopo giro, orbita dopo orbita, nella fascia dello Zodiaco non giunga sotto l'arco del cielo in cui l'eccelso Jupiter, allo zenit del disegno e della sfera terrestre posto tra la virtù e la vanità dei vizi, si trovi tra questi due piatti, come su quelli della libra, o della bilancia, o della giustizia, o dello jus juris: e si veda appunto Giove, il sommo padre, allora operare con giustizia. Quando Giove sarà in Bilancia, si saprà essere il tempo giusto in cui il dio (ho theòs, in greco) sia ho theòs in verità esteso a giudicare e considerare le sorti e i destini del mondo.

 

……. Allora diverrà eloquentissima l'illustrazione posta nel proemio del testo, che ha l'uomo che considera le facce, volti, lati, canti dell'exaconta, forma del cubo con l'uno & sei & cinque, pentas, pentos o pemptos (e pompòs, in greco, «pilota, guida»): ergon en kubois crinei.

Immagine che già altri studiosi stranieri hanno cercato di spiegare e decifrare, e noi approfondiremo nel dettaglio. Il disegno del frontespizio mostra un'umanità presa nel giro o turbinio della storia, nello scorrere del sangue, tra il male e il bene, nel giro vorticoso del mulino del tempo con i suoi estremi equilibri, raffigurato come un giroscopio terrestre con i suoi opposti poli orizzontali (enigma del futuro?) che nell'illustrazione mostrano girare la sfera della nostra Terra contesa tra forze positive e negative (angelo e demone); e accanto all'angelo come al demone ci sono allegorie manifeste che scandiscono e incombono come sorti di eventi nefasti o positivi, mentre la Chiesa e il papato sono posti al vertice o meglio allo zenit dell'arco della sfera, sulla sommità della Terra ruotante in faccia allo Zodiaco. Ieri come oggi tale centralità metaforica vede ancora il papa legittimo arbitro sull'orbe planetario? Ma nella parte bassa del frontespizio c'è anche un uomo che fa calcoli astronomici, con l'astrolabio in mano; e c'è un pilota che governa la sua barca.

 

…… Qui, oggi come ieri, ognuno scopra il demone o l'angelo che sia per lui fonte di un felice augurio di buona sorte, che vale meglio di ogni preghiera, processione o santa messa. Ciò che conta è ciò in cui si crede e per cui si lotta tenacemente nella battaglia della vita, durante la quale nessuno rifiuta un consiglio magari letto, ravvisato, rintracciato in un segno casuale o in una coincidenza.

 

Da Summa Prophetica pg.74-78

 

LE DIVERSE ORE DELL'OROLOGIO DEL TEMPO

 

L’analisi, che è partita dal cubo per arrivare fino alla sfera che include il grande cerchio o circonferenza od orbita terrestre, mediante l'osservazione dello strumento rivolto alla torre del tempo o dell'orologio del tempo, ci rivela un dettaglio che può sfuggire all'occhio.

Mentre nell'illustrazione del frontespizio il quadrante contiene le consuete 24 ore, i quadranti delle illustrazioni successive - al cui centro si trovano sempre il Sole o la Luna - corrispondono a sole 21 ore. Questi quadranti hanno (con il singolare scorrere di cifre o indici, da calcolare bene con la mente per riuscire a dedurre il risultato) il fine ultimo di riuscire a determinare l'anno dell'evento. Errore voluto o scarto o dilatazione temporale da includere nel calcolo?

 

È una suggestione matematica che sembra perfettamente alludere al nostro tempo, misurabile dagli strumenti che egli bene già ci descrive in anticipo: per esempio la quartina inerente all'espressione «rapida dettatura con le dita», ovvero la digitazione sulla macchina da scrivere o sul computer che è solo una delle tante curiose e paradossali sue anticipazioni tecnologiche. Forse oggi possiamo intuire il percorso di una giornata di 21 ore? Enigma della relatività. Così ancora restano da capire altre quartine rivolte verso il settore della strumentazione tecnologica (congegno, apparecchio, apparecchiare) in grado di marcare il corso del tempo.

L'idea è un sasso gettato nello stagno della superficie del tempo, che produce le sue onde concentriche; o è come la caduta libera sulla Luna senza ali (dove descrive chi viaggia sull'altra parte della Luna). Queste idee così moderne suggestionano a tal punto che non si può escludere che qui, secolo dopo secolo, si riflettano come in un'eco o corrano concentriche le relazioni con il tempo, passato presente e futuro, arrivando (come sentenziano due quartine) sino a chi è oggi Giano (Chioggiano), o del tempo a due facce — ovvero al presente o al futuro — a chi leggerà tutto questo. Non è quella del Fanti pura fantascienza, ma è il seme di una possibile cronologia che si lega ai nomi del dio italico del tempo e del dio della pace o della guerra, e che ci porta a incredibili ipotesi. Ipotesi che per cinquecento anni sono rimaste sepolte dietro una porta (janua in latino) o dentro le pagine di questo libro incompreso e trascurato, che occorreva capire aprendolo con la giusta chiave.

 

Da Summa Prophetica pg.79-85

 

È QUESTA LA NOSTRA VERA MADRE TERRA, ALL'ORIGINE DELL’UMANITA’ ?

 

…….E altro ancora deve venire alla luce: dovremo valuta­re, in queste pagine che furono scritte in quel tempo sotto le ali della Serenissima, quante siano le quartine connesse appunto a Venezia; e meditare su chi possa essere oggi il Chioggiano nelle cui mani dopo tanto travaglio siano giun­te, offerte alla lettura, queste parole di scientifiche lezio­ni e predestinate vaticinazioni, che ora ogni lettore potrà scorrere bene spiegate e ripulite dal superfluo, e messe a nudo con tanto di indice e precisi riferimenti, in un percor­so riferito alle sei facce della pietra cubica e alle specifiche cifre sei - uno - cinque (per ognuna delle corrispettive facce, o lati). In tale percorso si sveleranno anche cognizioni che molti hanno smarrito: ricordiamoci che Pitagora dà a ogni cifra un senso proprio, oltre al valore del numero stesso.

Tutto ha inizio da una barca che parte e naviga lungo il corso di un fiume sino a raggiungere il portale finale del tempo, a cui ancorarsi sicura. È l'allusione del frontespizio al corso della vita, al legno che ha navigato sopra le onde e lungo le rive.

 

Dalle rive itale è la rivelati-on (leggi a rovescio) di itale vir («uomo», in latino): l'uomo che viene dalle rive italiche, da Venezia, la regina dell'Oriente consacrata dalla storia dopo quanto si è giocato a Lepanto, e per altre novelle Lepanto che avverranno o si ripeteranno, finché qualcuno, disceso ancora dalla stirpe dei primi difensori della Chiesa e del papato, arrivi a confermare le quartine stesse, e così si ab­bia a chiudere lo zero, la cifra, il cerchio dello scorrere del tempo.

È il grande zero o grande O ovvero Omega (o mèga, «o grande», in greco); il serpente del tempo, l' ourobos e ouro­bous e t'ourobous (in greco) perennemente in moto cosmi­co; ma è anche il nagy zéró in magiaro, grande (nagy) zero (zéró) per cui di tutte le cose, alla fine, torna il conto nell'Al­fa e nell'Omega finale entro cui tutto è racchiuso, appunto nella rota mundi o ruota del monda.

 

…… Tanta ventura e avventura umana si è snocciolata come un gioco dell'oca a cui nessuno ha fatto attenzione; eppure la preconoscenza degli eventi traspare con un manifesto disegno che, infine, è richiamato dallo stesso nome del Phanti (in greco phantòs significa «in mostra», «manifesto», «visibile»). Il disegno si concretizza soprattutto nella splendida allegoria centrale del frontespizio del libro, un'immagine a cui nessuno (salvo qualche raro sporadico passato tentativo) ha cercato di dare spiegazione, e a cui non si è dedicata vera attenzione (come era invece consueta e doverosa prassi fare, all'epoca). Essa invece ha la sua pertinente chiave di lettura, la chiave che ogni maestro sa offrire al proprio discepolo.

 

La chiave sta nel cubo perfetto che è tenuto in mano dall'uomo nudo e dall'altro uomo che con l'indice sembra mostrare il quadrante e tutte le altre figure, che troveran­no spiegazione esauriente secondo la fascia zodiacale in­clinata sulla sfera terrestre. Una collocazione centrale ha nel disegno il nostro mondo, la Terra mossa sia dall'angelo sia dal demonio, mentre tutto l'insieme pesa gravemente sulle spalle di Atlante, e al sommo si trova la figura vigile del sommo pontefice in preghiera, il beatissimo padre Cle­mente VII (Giulio de' Medici).

Qui dunque già si prefigura tutto quanto sarà narrato nell'opera, e principalmente sui destini della Chiesa, sul­la cristianità e sulle tre religioni monoteiste, nonché sul­la disputa per stabilire quale delle tre sia la vera, perfetta e immacolata, finché si giungerà alla resa dei conti nella sfida con quella di Maometto, ovvero islamica: sono pre­conizzate tutte le sventure che dovranno soffrire l'Italia e l'Occidente cristiano, lacerato dalle sue divisioni interne, fino all'unità finale di tutti i cristiani.

 

Da Summa Prophetica pg.102-105

 

Oltre ferrara e oltre il po

 

……..Molti sono i segni ancora da penetrare, anche al di là dell'inviolato portale di una torre del tempo, come quella che lo stesso autore ha voluto in primis collocare nel suo frontespizio.

È quanto appunto verrà in questa sede risolto, meglio di quanto possa ogni altro Codice da Vinci, e con la semplice differenza che qui ci troviamo in presenza di un testo rea­le, verace e con nessuna inadeguatezza concettuale, perché nessuna cosa sarà trascurata sotto il profilo della cultura e delle terminologie del greco classico.

 

…….. Il Fanti diventa sorprendentemente annunciatore del futuro, quando di colpo tutto ciò verrà messo in chiaro, messo in luce, come sostiene anche Nostradamus: ma questo avverrà (De Cinquecent ans et plus compte l'on ve ne tiendra...) solo dopo cinque secoli e più, a partire dal Rinascimento, come mostrano le cifre singolari sulle facce del cubo: uno & sei & cinque. Dall'uno (I) sei (VI) all’uno sedicesimo e sessagesimo quinto (LXV che è oggi la cifra finale di un preciso calendario), con inevitabile deduzione cronologica secondo le cifre in­dicate sulle facce d'ogni quadrante, perché l'uomo è mo­strato bene indicare con la mano ciò che il suo occhio mira e considera. Questa postura assume il valore di un rebus la cui solu­zione diventa lampante ricorrendo ai loghi del classicismo greco.

 

Il rebus che nessuno sinora ha risolto, e di cui qui svele­remo in modo chiaro il senso di index, indice e dito o (in francese «dado») indicatore... qui indice, perché bene al centro del tutto osserviamo chi è siege (Bene­detto XVI o 265° papa) seize (XVI) seduto al sommo dell'ar­co della sfera del mondo, l'Uno che da Sommo Pontefice (XVI o 265° sul seggio di Pietro) è posto al polo opposto di colui che porta sulle sue spalle, da Cristoforo o da antico Atlante, pure l'atlantica sfera del peso della Terra. E poi chi allora naviga, al via della navicella lungo il per­corso del fiume padano, quello che ha anche nei cieli il suo contrapposto percorso zodiacale dell'Aquarius Padus, chia­mato urnale o aquilus, il «portatore di acqua», dai latini. Alla destra del globo terrestre bene campeggia la tor­re del tempo che scandisce la sua misteriosa cronologia di passato, presente e futuro; e al di sotto c'è il corso del fiu­me del tempo, la cui origine e fioritura si ritrova nei versi biblici, danteschi e profetici, con precisi determinati tempi e luoghi che dettaglieremo.

 

A sinistra campeggia l'iconografia che fa da metafora: il rebus indicante Adamo nudo che mira il cubo posto nelle sue mani, così inquadrato e in-quadrato (cubo), elemento concreto la cui fisicità ci obbliga a soppesare ogni faccia e lato della realtà che si apre su sei orizzonti o sei probabilità matematiche. È un esempio di iconografia rigorosa usata per insegnare, dal maestro all'allievo, secondo i canoni dell'illustrazione didattica del Rinascimento. Sono immagini alle quali mai nessuno ha dato senso compiuto e che hanno fatto scorrere fiumi d'inchiostro, senza giungere a una meta né a fissare l'àncora (marsam in arabo), nel metaforico pelago dell'umana storia, per arri­vare al porto finale: al porto sicuro o punto chiave, allo jota finale vergato dalla penna intinta nel calamaio (al kalam). La penna intinta nel kala («tempo», in sanscrito). Ma al kalam significa in arabo il «Verbo di Dio»; in Indonesiano kalam è il membro maschile fecondatore del Verbo stesso, con tutti i suoi sensi e le significazioni maschili e femminili, positive e negative, sinistre e fortunate, chiare e oscure, mortali e vivificanti!

 

Da Summa Prophetica pg.108-109

 

Oltre ferrara e oltre il po

 

........ Solo lui, carta canta: Sigismon­do Fanti svetta quale capricornino segno, singolare tem­pra d'egocentrico e aristocratico cervello, mente d'archi­tetto che, con soluzioni matematiche e superlativamente architettoniche e armoniosamente poetiche, invoca tanto le Sibille quanto l'eterna Mnemosine della Storia, perché si riveli il promesso Prometeo, il portatore del fuoco, del dado /cubo, della fiaccola (dadouchéo, in greco, «porto la fiaccola»; in persiano pisch-dadiens «il primo dei giusti»), colui che da tempo remoto abbia già carpito, dalla rivolu­zione dei cieli, il fuoco solare, o la messa a fuoco globale che anticipa l'astronomia. Molte sono le ricchissime informazioni astronomiche racchiuse in quest'opera.

 

È un canto da profeta o da metaforico araldo, o Mer­curio, il cui simbolo animale è appunto il gallo cedrone o gallo di montagna, altra figurazione di Giove altissimo se­duto sull'Olimpo, che mediante Mercurio (il gallo) simbo­leggia l'annunciatore della visione di un orizzonte che su­pera quello già sbalorditivo di Ezechiele nella descrizione della ruota biblica mediante la quale dio si manifesta. È il primo scenario dell' iperfantastico che l'umana me­moria ricordi e di cui si abbia esempio scritto e ripetuto, che obbliga l'uomo a riflettere sul divino e sul cosmo che lo sovrasta. La ruota, girando senza posa, dimostra che esiste al­l'opera una forza celeste, perché la ruota mai si arresta, così come il pensiero umano che si trasfigura in queste liriche parole che sottostanno alle ruote dei cieli sempre in moto. Ne scaturiscono le immagini del nostro karma, della no­stra sorte, dell'umano destino. L'inspiegabile, che sfugge a ogni logica, è perciò appunto negato, così come si nega Dio o si rifiuta una tela con il disegno dell'avvenire.

 

Ma c'è invece chi ha tracciato questo disegno, e anche se egli ha la lingua tagliata (proprio come nel mito greco di Filomena, o philo omen, dei presagi) e non gli è permesso di parlare alla gente, almeno il disegno è visibile, e visibile resta, a chi si accorgerà dell'immagine che parla alla mente meglio di mille parole. Eccoci quindi a tale pozzo di immagini, che sono come un Milione (pensiamo a Marco Polo...) di eventi fantastici, di cose lontane e straordinarie; immagini disegnate dalla regia del Fanti: il quale dice ripetutamente Ch'io veggio e creggio e reggio, ossia dice che sentenzia sulla sorte futura, «indecifrabile» sinché non giunga al tempo e all'ora più appropriata, in cui avrà compimento e destinazione, giun­ta innanzi alla porta del tempo o di Giano (dell'orologio), dal passato al presente. Allora meglio si capisce come questo paradosso ri­chieda strumenti adeguati per svelare apertamente cosa e quanto ci sia ancora di sigillato o chiuso nelle molte coor­dinate astrali, che si rivestono di vocaboli umani che ap­paiono come parole-chiave a chi sappia bene qui leggere, e così porre sulle pagine, come sui piatti del giudizio, l'at­tenzione certosina e la rigorosa abilità a considerare tutto, a riflettere e ad analizzare i diversi passi, i quali richiedono un atteggiamento che non sia prevenuto, ma duttile nel ca­pire e sospettare, intuire, e computare o sommare tanti ac­coppiamenti tra gli stessi vocaboli ossia anfibologie (doppi sensi).

 

Da Summa Prophetica pg.124-130

 

PERCHÈ CHI HA LETTO IL TRIOMPHO Dl FORTUNA NON HA SAPUTO DECIFRARLO ?

 

....... Troppo a lungo siamo rimasti impigliati in questo cap­pio scorsoio, in questo patibolo (the gallows, in inglese), che ha impiccato ogni sforzo teso a dire una verità diversa, sempre ostacolata e soffocata: il canto del gallo all'alba.

È troppo grave questo insano atto storico, perdurato lungo cinque secoli. Il sommo Dante, nella sua triplice opera di Inferno, Purgatorio e Paradiso, così ha scritto in me­rito al futuro, proprio nella parte finale del trentatreesimo canto del Purgatorio (che introduce al verso del Paradiso La gloria di Colui che tutto move ):

 

Ch'io veggio certamente, e però il narro,
a darne (il) tempo (Crono) già stelle propinque (inclini, propizie),
securo d'ogn'intoppo e d'ogni sbarro (ostacolo),
nel quale un cinquecento diece e cinque (quindici),
messo di Dio, anciderà (ferirà) la fuia
e quel gigante che con lei delinque (si prostituisce).
E forse che la mia narrazion (sia) buia (oscura),
qual Temi (giustizia) o Sfinge (rebus. indovinello), men ti (men menti) persuade,
perch'a lor modo lo 'ntelletto attuia;
ma tosto fien li fatti le Naiàde,
che solveranno questo enigma forte
sanza danno di pecore e di biade.
(Purgatorio, XXXIII, 14-17, versi 40-51)

 

È l'enigma la cui soluzione ha da secoli acceso le più svariate teorie, per fare luce su come queste parole sia­no porte, sì che t'abbaglia il lume del mio detto (Purgatorio, XXXIII, 25, verso 75).

 

È chiaro che è qui posta l'enunciazione dell'enigma che, pari alla Sfinge, va risolto in connessione al Messo, Messag­gero, annunciatore «divino» in relazione al tempo, ovve­ro per Crono, Giano o Saturno unito al corso delle stelle, quando non ci saranno più ostacoli, barriere (censure), ostracismi, secondo le enumerazioni inserite dal poeta, che acquistano una determinata significazione che evoca sia il Cinquecento, sia il Rinascimento — a cui si sommi quel diece e cinque ovvero quindici, che include il suono, la fonetica di quindi dici e qui indi indice - che qui sia indicatore del tempo e pure del dito della mano o ditale d'Itale per cui si presenta, si manifesta il Messo. Il riferimento al Leone veneziano è in un'altra terzina di Dante:

 

Al suo Leon cinquecento cinquanta
e trenta fiate venne questo foco
a rinfiammarsi sotto la sua pianta.
(Paradiso, XVI, 13, versi 27-29)

 

Il numero cinquecento cinquanta moltiplicato per le tren­ta fiate (o volte) dà sedicimilacinquecento, dunque sedici (XVI secolo) e millecinquecento, il Cinquecento, il Rinasci­mento; e il sito è il Leone (Venezia) che sotto (Sottomarina) la sua pianta (albero, bosco) rinfiamma. E neppure escludiamo l'ancor più storico segno o mar­chio, emblema e labaro felino, proprio qui (sito e topos, der Stelle), che reca il detto: Pax Tibi Evangelista Meus. Ovvero: il Messo di pace di san Marco, in nome di Cristo.

Così sono coerenti con il Vecchio e il Nuovo Testamento sia Dante sia il Fanti, che rende ancora più chiara e manife­sta in moltissime quartine una predestinazione dettata per chi con le sue stesse nude mani, nudo esegeta al mondo, porta la pietra squadrata, mira la pietra cubica.

È la pietra di fondamento (jesod in ebraico) che sta alla lux, al cuore, al centro del Tutto, quale indicazione del­la quintessenza (il cubo) che non è più solo qui indice ma diventa in latino logo e vocabolo: qvindice (in latino u è scritto uguale a v), dalla seconda lettura di vindice - vendicatore - perché ha subito l'ingiuria e l'ingiustizia da ol­tre cinquecento anni (dal Rinascimento, Renaissance) chi - qui indice - vindice sia segno manifesto esattamente in Vinice-Vinegia-Venice, in Venezia ove è nato questo testo, stampato nel 1526.

 

Da Summa Prophetica pg.133-137

 

IL FILO DEL TEMPO

 

……..Ma ora, sotto l'ombra della torre del tempo del Fanti, scandiscono i Big Ben altri rintocchi che annunciano eventi (si veda quello di Diana Spencer) che si sono resi chiari e manifesti, così come per altri protagonisti famosi nel mon­do: elemento di prova, questo, che induce almeno a riflet­tere e considerare che le quartine del Fanti portano oggi molta acqua al Mulino del Po o meglio, secondo il mito, nel duplice — quasi bifronte come Giano — corso del fiume Eri­dano Padus, sia quello posto nei cieli, sia quello che scorre dalle Alpi piemontesi sino all'Adriatico mare, o all'oceano del tempo su cui naviga ogni legno o barca umana.

 

Il tempo (Crono) scorre rapido, scorre metaforicamente come il fiume (in greco: tamos) padano, così da far evocare il proverbiale «quanta acqua è passata sotto i pon­ti», e anche oggi il fiume si affaccia con le sue grandi onde che ondeggiano («ondeggiamento» in greco suona boscothà­lassa) sino al mare del delta adriatico. Quindi, davvero, quanta acqua è passata sotto i ponti dei secoli e della storia e delle generazioni, che hanno visto qui monarchia, dittatura, repubblica di quell'italico Giano bifronte, signore della guerra e dei tempi, la cui porta del tempio, a Roma, si apriva solo in casus belli (la guerra). Ma è lui, Giano, l'antico enigma del tempo, raffigura­to come detentore delle chiavi (d'oro e argento) usate per aprire o chiudere l'Averno, l'Ade (l'Inferno) o l'Olimpo dei Campi Elisi (il Paradiso), funzione pontificale il cui simbo­lo è stato ereditato dal Sommo Pontefice della nuova fede romana cristiana. Giano è il conoscitore del tempo e di tut­to ciò che le Sibille hanno vaticinato sull'avvenire.

 

…….. Questo è lo scenario in cui da lassù, in alto, ancora si decide del nostro domani: un domani che cercheremo di spiegare quartina dopo quartina, in questo bìblion (in gre­co: «libro»), logo che evoca foneticamente il biblico Libro del Leone di Giuda, che è quello che sta sotto le zampe del Leo­ne di san Marco, e che oltre che al Vangelo potrebbe essere riferito al Libro-Biblion realizzato dal Fanti a Venezia, che tanta storia narra (e svela quella imminente di un'altra Lepanto).

Per buone ragioni tale libro ha tanto scosso la mia im­maginazione da indurmi a studiarlo, divorarlo, dissigillar­lo e rivelarlo integralmente al mondo. Ora che sono passati per me tanti anni di contestazio­ni e polemiche, così ingrate da potersi paragonare alle vi­cissitudini di Inferno e Purgatorio, giungo finalmente alla porta (janua) del trionfo del Paradiso o della paràdeixis (in greco: «prova, dimostrazione»), la dimostrazione in cui da uomo del bosco o Boscolo, o albero, ho messo mano al frutto di un'opera, di cui chiedo a grande voce a ognuno di esercitare lo jus juris, il giudizio, e quindi di fare giustizia, per distinguere chi sia il vero e chi il falso profeta, senza fare di tutta l'erba un fascio! È un monito quindi legittimo, se dico «riconoscete l'al­bero dai frutti che porta».

 

…… Alla generazione della fine dei tempi è dato un solo se­gno, quello di Giano o di Giona, e della balena o del mostro marino, perché Giona (Jonah) fu scaraventato in mare, ma sopravvisse nel ventre del mostro «sottomarino» (urinator in latino, kólymbos in greco; e jona è «colomba» in ebraico). L'evento è narrato da Dante al suo salire finalmente in Paradiso, riferito al Messo, messaggero, araldo:

 

Messo (che) t'ho innanzi: ormai per te ti ciba;
ché a sé torce (illumina e avvinghia) tutta la mia cura
quella materia ond'io son fatto scriba.
Lo ministro maggior de la natura,
che del valor del ciel lo mondo imprenta
e col suo lume (fiaccola) il tempo ne misura,
con quella parte (arte) che su (prima) si rammenta (ricorda)
congiunto, si girava per (a causa delle)
le spire (spirali del tempo)
in che più tosto (subito) ognora (ogni ora)
s'appresenta (si presenta, si manifesta).
(Paradiso, X, 9-11, versi 25-33)

 

Mai tanta storia ci è stata narrata dai poeti ispirati, da far torcere persino le budella davanti a un tale cibo o Grande Soupe (così la chiama Nostradamus nella lettera al Farnese), che occorre assimilare, come dice lo stesso Dante, cibandosi di virtute e conoscenza. Chi si inoltra in questo incarico ha la missione di mes­so, di predestinato messaggero.

Qui la curiosità deve tenere conto di ogni cosa prima narrata, e rammentare quindi giro dopo giro, rivoluzione dopo rivoluzione, come il mondo subisce l'impronta della Volontà Celeste. Così gira e ruota la sfera, come il destino del mondo, che subito si potrà vedere scorrere e quasi apparire e rap­presentarsi: grazie alla mente, che ha il dono interiore che, quasi vulcano, accende il sano potere naturale appun­to dell'immaginazione. Allora questo gioco di quadranti astrali (in greco: fantasmagoríai ourànioi), celesti, astronomi­ci, diventa la sola vera chiave della volta celeste che ca­lamita ogni mente allo slancio (hàlma in greco) dell'alma, dell'anima sempre alla ricerca della bellezza e della perfe­zione lungo le linee dell'orizzonte, o mediante il disegno intuibile d'una infinita architettura geometrica, o divina proporzione, che si estende tanto nel visibile quanto nel­l'invisibile ordine o caos del cosmo, in ogni parte del crea­to, con ogni possibile forma di dimensione che si instaura (instar, in latino, «valore, grandezza») tra le stelle (the stars) del cosmo galattico.

Ora continuate con alcune deduzioni di SpazioTempo

 

http://spaziotempo.jimdo.com/zona-enigma/frontespizio-del-triompho/

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